LA STORIA DEL GIN

LA STORIA DEL GIN

Il Gin ha fascino. Ha un corpo seducente e un’anima che intriga. Nasconde mille segreti e ha uno spirito fiero e audace. Il Gin ne ha viste di tutti i colori. È stato perseguitato e ha conosciuto gente di ogni ceto o lignaggio. Ha radici lontane che si perdono nei secoli addietro. Ha una storia tutta sua, interessante e assai vivace che val la pena ascoltare. O leggere…

Una data precisa da cui partire non si ha ma setacciando nelle acque torpide dei distillati abbiamo conferme scritte della loro comparsa già nell’ VIII secolo presso l’Impero Persiano. Merito di un alchimista, tale Jabir Ibn Hayyan, meglio noto come Geneber (721- 815 d.C.) che inventò l’alambicco che rese relativamente più semplice la produzione degli spiriti. Erano bevande utilizzate per lo più a scopo medico o esoterico.

Sovente aromatizzate al ginepro per via delle qualità benefiche e di pungente piacevolezza delle sue bacche. Proprio il ginepro, dotato di specifiche proprietà diuretiche, venne considerato come
miglior antidoto della peste nera che, tra il 1347 e il 1352, uccise in Europa oltre 25 milioni di persone.

È quindi ragionevole supporre che un qualsivoglia intruglio a base ginepro, qualificandolo con le opportune cautele come antenato del gin, veniva disperatamente consumato da tutta la popolazione europea.

Tuttavia la prima ricetta del gin moderno fu documentata solo all’inizio del XVII secolo dal Dott. Franciscus de Bouve, più noto come Dott. Sylvius che fu medico e professore dell’Università di Leiden in Olanda. La sua formula prevedeva l’uso di alcol di grano e bacche di ginepro e serviva principalmente come rimedio per i disturbi di digestione e di reni dell’aristocrazia fiamminga. Un’attribuzione, questa, tuttavia attualmente contestata dopo l’analisi di alcuni manoscritti orange del secolo precedente riportanti riferimenti a un simile tonico chiamato “Jenever”, che in olandese significa per l’appunto “ginepro”. Ma tant’è, possiamo gioire poiché è nato il Gin.

Il passaggio oltremanica avverrà poco dopo, negli ultimi anni del XVII secolo (intorno al 1585).

La “colpa” fu ancora una volta della religione. All’epoca i territori fiamminghi, da sempre maggiormente protestanti, tentavano di ribellarsi al potere cattolico imposto dalla Spagna. A difesa degli alleati olandesi la regina Elisabetta I inviò un esercito condotto dal Conte di Leicester, Robert Dudley.

Quando i soldati di sua Maestà fecero ritorno in patria importarono una consuetudine che infondeva loro molta audacia durante le battaglie (passata alla storia come il celebre
“coraggio olandese”). Ovvero far uso del vigoroso Jenever. Abbreviato poi dagli inglesi semplicemente in “Gin”. Da lì in avanti fu un successo smisurato.

La tassazione minima, il gradimento gustativo e la mancanza di alternative quali il vino favorì grandi investimenti da parte degli imprenditori londinesi. Aprirono così nuove distillerie in tutta la capitale e in altri paesi quali Bristol, Plymouth e Portsmouth. Le ricette vennero perfezionate dagli inglesi che avviarono un nuovo procedimento d’infusione diretta delle bacche di ginepro con coriandolo, scorze di agrumi, e altre spezie, ottenendo una bevanda più complessa di sapore e profumo (nacque il London dry gin).

All’ascesa al trono d’Inghilterra di Guglielmo III d’Orange, nel 1688, qualcosa mutò ulteriormente. Vennero difatti vietate le importazioni di alcolici stranieri, soprattutto l’apprezzato brandy francese. Di riflesso, quella del gin, divenne la principale produzione alcolica nel Regno Unito. Poteva addirittura essere prodotto senza licenza e parte del salario degli operai veniva corrisposta in gin.

Il suo consumo e il suo giro d’affari crebbero a dismisura. Iniziò il florido e folle periodo noto come “Gin Craze”. Di pari passo, però, lievitò anche uno stile di vita un po’ troppo ardimentoso e libertino. Un serio problema sociale che il governo di Londra decise di contrastare redigendo cinque appositi “Gin Acts”, tra il 1729 e 1751, imponendo di fatto una licenza ai produttori di ben 50 sterline.

Ben pochi a quell’epoca potevano permetterselo. Solo a metà 1800, nell’età Vittoriana e dopo l’affermarsi dei “Gin Palace” (pub con mescita unica di gin), la situazione sembrò moderarsi e ristabilirsi.
Da allora il gin proseguì nella sua popolarità fino ai giorni nostri con un costante ampliamento di stili, ingredienti, aromi e tecniche.